Fratture del collo del femore
La dimensione delle fratture del collo del femore in Italia e non solo è importante; l’aumento dell’età media e soprattutto l’aumento dell’attività nella popolazione anziana incrementa annualmente il numero di fratture; questo impone all’ortopedico una corretto management del trattamento di tali fratture anche per l’ imponente impatto socio economico.
Le fratture del collo del femore son classificate in due grandi gruppi: le fratture mediali, cioè vicino alla base e alla testa del femore, e quelle pertrocanteriche localizzate tra le due protuberanze del collo femorale (grande e piccolo trocantere). Tale classificazione è importante perchè ad ogni tipo di frattura corrisponde una diversa indicazione chirurgica.
La maggior parte di queste fratture colpisce la fascia di età sopra i 60 anni e il sesso femminile, e la causa più importante è l’indebolimento osseo per l’osteoporosi; il meccanismo scatenante è pressoché sempre una caduta.
I sintomi sono: dolore importante al bacino, all’inguine, all’arto inferiore e alla colonna, con notevole limitazione dei movimenti. arto accorciato extraruotato. La diagnosi di una frattura del collo femore si fa con : rx e solo in casi dubbi si utilizza TC o RM.
Il trattamento è chirurgico, e la metodica di intervento dipende dalla tipologia della frattura (mediale o laterale); anche l’età, le condizioni generali del paziente condizionando la scelta.
I trattamenti chirurgici sono: l’osteosintesi (chiodi, viti o placche, vedi sotto), protesi di anca parziali (endoprotesi) o totali (artroprotesi).
L’obiettivo del trattamento chirurgico è la scomparsa del dolore, e la ripresa funzionale dopo un programma riabilitativo, e il reinserimento del paziente anziano nel contesto sociale per una vita attiva.
Le novità in chirurgia delle fratture del collo femore
Tempistica dell’intervento: intervenire precocemente per il trattamento chirurgico delle fratture del collo del femore è fondamentale (entro le prime 48 h dalla diagnosi); questo assicura una serie di vantaggi sopra tutto per quei pazienti solitamente molto anziani e in condizioni cliniche non buone.
Approccio chirurgico: la chirurgia mini invasiva non è solo una ridotta cicatrice, ma un risparmio tessutale durante l’intervento, riducendo l’aggressione a muscoli ed altri tessuti e una ridotta perdita ematica.
Vantaggi per il paziente: ridotto dolore postoperatorio, recupero più precoce.
Nuovi mezzi di sintesi: di misura ridotta, facilmente impiantabili ricorrendo ad una chirurgia meno invasiva, offrendo comunque estrema stabilità alla frattura, premessa per la guarigione.
Moderne tecniche anestesiologiche per offrire al paziente anziano e spesso in condizione generali non buone, un impatto modestissimo da parte dell’anestesia che aiuta a controllare il dolore postoperatorio, facilitando anche il recupero funzionale.
Fratture del polso
Cosi come le fratture del collo del femore, anche le fratture del polso sono estremamente frequenti, soprattutto nella popolazione anziana e nel sesso femminile e sono legate all’osteoporosi che indebolisce maggiormente tale distretto scheletrico.
Il polso è un articolazione formata dal radio e dall’ ulna e dalle ossa della mano (carpo); la frattura interessa spesso la parte del radio e/o dell’ulna vicino al polso. La maggior parte di queste fratture colpisce la fascia di età sopra i 60 anni e il sesso femminile, e la causa più importante è l’indebolimento osseo per l’osteoporosi; il meccanismo scatenante è pressoché sempre una caduta
La classificazione delle fratture del polso è importante perché ognuna di esse ha un trattamento e prognosi diversa. Si distinguono sostanzialmente in intra ed extrarticolari, e la frattura più frequente è detta di “Colles”.
I sintomi sono: dolore, gonfiore, deformità, notevole limitazione dei movimenti. Le radiografie sono l’esame strumentale più corretto per fare diagnosi di una frattura di polso.
Le opzioni di trattamento sono in rapporto alla tipologia di frattura; nelle fratture estremamente composte il trattamento incruento con una immobilizzazione in gesso o con tutori è una scelta corretta, mentre , ove la frattura fosse scomposta, diventa necessario il trattamento chirurgico con sistemi di sintesi che variano in rapporto al tipo di frattura: placche o sistemi mininvasivi (vedi sotto). L’obiettivo del trattamento chirurgico è la riduzione anatomica e la stabilizzazione della frattura, la riduzione del dolore e la ripresa funzionale ed articolare del polso dopo un programma riabilitativo, e il reinserimento del paziente anziano nel contesto sociale per una vita attiva.
Le novità in chirurgia delle fratture del polso
Approccio chirurgico: la chirurgia mini invasiva si applica anche nelle fratture del polso attraverso intervento che non prevedono incisioni (“a cielo chiuso”) con un risparmio tessutale durante l’intervento, riducendo l’aggressione a muscoli ed altri tessuti; i vantaggi sono ridotti tempi chirurgici, con un minor impegno anestesiologico, non si utilizzano sistemi di immobilizzazione come il gesso con evidente recupero articolare precoce. Anche l’utilizzo di placche e viti assicura una scarsa invasività per le ridotte dimensioni delle placche e il loro profilo anatomico adattabile a qualunque tipo di frattura.
Vantaggi per il paziente: ridotto dolore postoperatorio, mobilizzazione rapida, non si ha il gesso, ridotte complicanze, recupero articolare più precoce.
Moderne tecniche anestesiologiche per offrire al paziente anziano e spesso in condizioni generali non buone, un impatto modestissimo da parte dell’anestesia, che in questa chirurgia sarà tronculare, con impegno anestesiologico solo del braccio da operare.